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Conquest of the paradise

Siamo la società degli iPhone pieghevoli, delle mille mila cover da cambiare ogni giorno, la società delle file agli Apple Store, la società degli autolesionisti che mostrano i propri tagli su Tumblr per essere al centro dell’attenzione, dei profili falsi su Ask, delle domande anonime, degli stati su WhatsApp e degli ultimi accessi controllati ogni minuto, delle chat notturne, dei gruppi su WhatsApp, delle ragazze suicidate per colpa degli insulti su Ask, dei professori che appena possono ti mettono un tre, dell’ubriacarsi al sabato sera per dimenticare, delle discoteche, dei compiti dimenticati e copiati dal vicino, dei doppi sensi, delle mille foto di cui non ce ne piace nemmeno una, dei “mi piace”, dei followers, degli screenshot alle conversazioni, delle emoticons, delle felpe della Carlsberg, delle Air Max, delle Jordan, delle Blazer, delle Vans, delle Converse, delle amicizie e degli amori a distanza, delle directioner, delle haters, delle belibers, di chi segue qualcuno solo per moda e di chi li deve la vita, del rap e pseudorap, della marijuana e delle sigarette elettroniche, della vodka alla pesca, delle traduzioni fatte con Google traduttore, e le ricerche con Wikipedia, dei riassunti cercati su Yahoo, delle canzoni scaricate dall’iPhone con iTube o FoxerTube, dei film pirati, delle serate al cinema e di quelle sul divano con la cioccolata calda a guardare un film, degli shatush di tutti i colori, delle tinte di mille colori, delle felpe enormi al 20 agosto, dei bigliettini passati da un banco all’altro, di Belen, dei video fatti con Flipagram che non hanno alcun senso, del correttore automatico che mette è al posto di e, dei bikini a fascia, dei caricabatterie Apple che si rompono subito, dei post idioti con mille mi piace su Facebook e di quelli seri con dieci mi piace, dei followers, dei piercing, dei tatoo, dei dilatatori giganteschi, degli zaini della Eastpak e dei diari della Comix, delle generazioni che insultano la generazione dopo la loro, delle foto su Snapchat, delle pagine su Ask che rompono le palle a tutti, delle parolacce, delle canzoni senza significato e di quelle che ce l’hanno eccome, di chi ha un telefono da 800€ e si lamenta per gli 0,89€ di WhatsApp, dei gruppi della classe, di Boing, K2, Super, delle lesbiche, dei bisex, dei gay e delle occhiaie, dei reality. Siamo la società più criticata, ma che fregherà tutti, in un modo o nell’altro. Valentina

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Siamo la società degli iPhone pieghevoli, delle mille mila cover da cambiare ogni giorno, la società delle file agli Apple Store, la società degli autolesionisti che mostrano i propri tagli su Tumblr per essere al centro dell’attenzione, dei profili falsi su Ask, delle domande anonime, degli stati su WhatsApp e degli ultimi accessi controllati ogni minuto, delle chat notturne, dei gruppi su WhatsApp, delle ragazze suicidate per colpa degli insulti su Ask, dei professori che appena possono ti mettono un tre, dell’ubriacarsi al sabato sera per dimenticare, delle discoteche, dei compiti dimenticati e copiati dal vicino, dei doppi sensi, delle mille foto di cui non ce ne piace nemmeno una, dei “mi piace”, dei followers, degli screenshot alle conversazioni, delle emoticons, delle felpe della Carlsberg, delle Air Max, delle Jordan, delle Blazer, delle Vans, delle Converse, delle amicizie e degli amori a distanza, delle directioner, delle haters, delle belibers, di chi segue qualcuno solo per moda e di chi li deve la vita, del rap e pseudorap, della marijuana e delle sigarette elettroniche, della vodka alla pesca, delle traduzioni fatte con Google traduttore, e le ricerche con Wikipedia, dei riassunti cercati su Yahoo, delle canzoni scaricate dall’iPhone con iTube o FoxerTube, dei film pirati, delle serate al cinema e di quelle sul divano con la cioccolata calda a guardare un film, degli shatush di tutti i colori, delle tinte di mille colori, delle felpe enormi al 20 agosto, dei bigliettini passati da un banco all’altro, di Belen, dei video fatti con Flipagram che non hanno alcun senso, del correttore automatico che mette è al posto di e, dei bikini a fascia, dei caricabatterie Apple che si rompono subito, dei post idioti con mille mi piace su Facebook e di quelli seri con dieci mi piace, dei followers, dei piercing, dei tatoo, dei dilatatori giganteschi, degli zaini della Eastpak e dei diari della Comix, delle generazioni che insultano la generazione dopo la loro, delle foto su Snapchat, delle pagine su Ask che rompono le palle a tutti, delle parolacce, delle canzoni senza significato e di quelle che ce l’hanno eccome, di chi ha un telefono da 800€ e si lamenta per gli 0,89€ di WhatsApp, dei gruppi della classe, di Boing, K2, Super, delle lesbiche, dei bisex, dei gay e delle occhiaie, dei reality. Siamo la società più criticata, ma che fregherà tutti, in un modo o nell’altro. Valentina

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